Eventi di novembre

venerdì 12 alle ore 17,30
alla libreria Pangea
Alberto Furlani
presenta il suo libro fotografico
"POP CITY"
punto marte edizioni
copertina
introduce
Roberto Salbitani
sarà consultabile un portfolio dell'autore

Questo libro si apre con una città che era, simbolicamente, un mondo, e si conclude con un mondo che è diventato, per molti aspetti, una città. Questa riflessione, tratta da La città nella storia di Lewis Mumford, mi piace immaginarla dedicata a questa raccolta di fotografie a colori di Alberto Furlani. Per l'autore, infatti, l'essere stato in un luogo diventa il pretesto per una evocazione quasi magica della realtà urbana osservata discretamente nelle sue manifestazioni più nascoste ed imprevedibili. Come in un set cinematografico, tra Hollywood e Cinecittà, convivono mondi diversi, attimi di un incessante nomadismo, che si ricompongono come tessere di un mosaico in quadricromia da sfogliare in un'unica, irripetibile, sequenza circolare che da Venezia parte e a Venezia approda. Un labirinto di emozioni visive, dove è lecito perdersi a velocità elevatissima, in un fluire magmatico di situazioni dominate dalla casualità del quotidiano e restituite con una colta, dissacrante affermazione del "soggetto fotografico". Alla fine, il tutto ci appare come un universo caleidoscopico pervaso dallo stupore dell'evento, come una serata al circo raccontata con gli occhi incantati di chi crede nella splendida utopia dell'arte.
(Pier Paolo Fassetta - Mirano 19.02.2010)

"Lussino era un'isola felice. Il nonno Alberto faceva il fotografo; aveva una camera oscura ancora con la luce solare. La zia Pierina, che aveva studiato arte e fotografia a Vienna, provvedeva a realizzare ritratti che poi dipingeva con mano felice. C'era grande passione per la musica, le lettere, le arti, nel clima proprio della cultura mitteleuropea. Sono nato a Trieste nel '37 in casa della sorella di mia madre. Ci trasferimmo a Lussino, quasi subito, dove vissi i primi anni della mia infanzia. Si andava a pesca nelle acque attorno all'isola riempiendo la barca di pesce. La mia passione era quella di seguire il nonno nella camera oscura dove vivevo l'incanto della luce e delle immagini che dal buio emergevano dalle bacinelle, le atmosfere magiche dei momenti silenziosi durante i quali mi insegnava i primi passi verso la fotografia. Talvolta attorno a lui si raccoglievano tutti i nipoti che incantava con le sue storie di mare e di vita. Scoppiò la seconda guerra mondiale e cominciarono i problemi. Fu un periodo angoscioso e terribile. Nel giugno del '44 tornammo a Trieste, ospiti della zia. Successivamente ci trasferimmo a Spinea, nel veneziano, dove lentamente si riprese a vivere in una condizione di normalità. I nonni si stabilirono in Liguria, invece, dove nonno Alberto, per guadagnarsi da vivere faceva lo "scattino" alla sua veneranda età in spiaggia a Camogli, in provincia di Genova. In quel periodo ebbi in regalo da mio padre una Retinet Kodak, la prima macchina fotografica seria poiché quella precedente, un'Agfa a cassetta, era difficile da usare e non era un 24x36. In quel periodo mi divertivo a seguire le lezioni di zia Pierina su sviluppo e stampa assistendola in camera oscura. Apprendevo così i primi rudimenti della stampa fotografica. Qualche volta, con la vecchia 9x12, salvata miracolosamente, tra un trasloco e l'altro, facevamo dei ritratti e il mio primo fu proprio quello del nonno che conservo tuttora gelosamente."

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