Eventi di maggio

venerdì 6 alle ore 18
per la rassegna
Padova Aprile Fotografia 2011
I territori del corpo
con il patrocinio del Comune di Padova, Assessorato alla cultura
e del Centro Nazionale di Fotografia
inaugurazione della mostra fotografica di
Michele Mattiello
"Urlo"
locandina
comunicato stampa
La mostra rimarrà aperta fino a sabato 4 giugno 2011

"Non è un semplice ritratto, è un'umanità che urla; non vuol essere vista, vuole essere sentita."
Non ricordo dove ho letto questa frase, ma mi ha accompagnato durante tutta la realizzazione di questo lavoro. Ho ritratto delle persone nell' atto di urlare il proprio stato d'animo in un momento particolare della loro vita; non sono modelli o attori, ma persone che hanno accettato di urlare di fronte all'obiettivo i loro sentimenti, le loro emozioni, rabbia e dolore. Non è stato facile per loro, come non lo è stato per me; entrare in una sfera così intima delle persone è un dono prezioso, un momento unico e irripetibile. Sono momenti di grandissima empatia, fermati in pochi centesimi di secondo.
Le stampe sono ottenute trasferendo l'emulsione superficiale di stampe inkjet su carta acquarello; questa tecnica crea delle immagini non riproducibili in serie, per cui ogni stampa è a tutti gli effetti un esemplare unico. Come unico è stato il momento dell'urlo. L'assoluta imperfezione della tecnica di stampa e i soggetti ripresi, riescono a creare immagini che restituiscono emotivamente lo stato d'animo del momento.

Michele Mattiello


Michele Mattiello giunge alla serie dell'Urlo come a una svolta rispetto alle esperienze precedenti e a una sintesi di anni di sperimentazione su mezzi e materiali della fotografia. Un percorso che incomincia nel 2004 con i reportage realizzati in alcune comunità gestite dal'onlus Codess Sociale. Qui l'autore sviluppa in un classico b/n una tecnica narrativa basata sulla neutralità dell'osservatore e lo zavattiniano "pedinamento" del soggetto colto nella propria quotidianità: il "raccontare la realtà come una storia". Qui inizia anche l'esercizio d'empatia con il soggetto che sarà fondamentale nella messa in scena di un "urlo" reale e si fa strada l'idea di funzione auto-terapeutica della fotografia. Nel reportage "Tracce" (2007-2008) il deserto scenario di pietra di Erto è espressione di un dramma già consumato. I valori del bianco e nero sono elevati all'estremo contrasto e le ombre si stagliano nettissime nella concretezza di un nero assoluto, in cui il fascio di luce zenitale definisce la qualità della materia. Il taglio dinamico ed espressionista dell'immagine suggerisce l'inquietudine del male incombente della tragedia del Vayont. Nell'URLO il gesto assume una funzione liberatoria. Le barriere tra arte scenica, fotografia e realtà psicosomatica sono da considerarsi abolite. La nudità testimonia una ricerca esistenziale relativa alla condizione umana e alle sue profonde contraddizioni. Mattiello in questa serie ritorna all'uso del colore ed elabora un'originale tecnica di trasferimento dell'immagine: "L'urlo toglie al soggetto una seconda pelle, quella delle convenzioni e mette a nudo il proprio momento di debolezza. Togliere l'emulsione superficiale di una foto per trasferirla su carta, è togliere la seconda pelle della foto, spogliarla dal suo supporto", afferma il fotografo. Una luce morbida, frontale, individua i volumi della messa a fuoco e di un'esposizione corretta; il trasferimento dell'icona genera la drammatizzazione della materia, che collassa, si raggrinzisce e si deteriora, ma anche quello della forma, che si altera e si fa ectoplasmatica, pur mantenendo intatta l'identità individuale del soggetto e la sua forza espressiva. Nitidissimi dettagli emergono dal fondo nero e caliginoso dell'immagine, che rievoca la qualità di un vecchio dagherrotipo. L'icona si compone di quattro foto che formano, dice Mattiello "un piccolo reportage sulla persona, un polittico". Dall'esperienza fotografica dell'Urlo emerge la fluidità emozionale di sentimenti e paure che, sublimando, trasformano la realtà nell'evento condiviso della creazione di un'opera d'arte.

Roberta Reali

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