Eventi di novembre

domenica 25 alle ore 11,00
alla libreria Pangea
Giorgio Boatti presenta il suo libro
"
Sulle strade del silenzio
viaggio per monasteri d'italia e spaesati dintorni"
Laterza
articolo del Manifesto

Davanti a me la scritta 'Silenzio'. Campeggia cubitale sul bianco della parete. Silenzio? E silenzio sia.

Da Montecassino a Bose, da Camaldoli a Subiaco, dall'abbazia di Noci, nella Murgia pugliese, ai contrafforti di Serra San Bruno in Calabria, da Praglia sino alla badia del Goleto, sui crinali dell'Irpinia orientale. «Hai trovato il monastero giusto?»: la domanda che qualcuno di tanto in tanto mi pone mette in guardia dai fraintendimenti che il mio vagare per eremi e cenobi potrebbe suscitare. No, non sto cercando il monastero giusto. Vado per questa strada perché ho il sospetto che le luci nascoste che giungono da questi luoghi siano ancora capaci di offrire qualche solido orientamento. Perfino nella densa penombra calata sui giorni italiani.
Busso a queste porte perché ho l'impressione che qui si impari davvero che si può cambiare il mondo, ma - impresa piuttosto complicata - a patto di cominciare a cambiare se stessi, partendo dalle cose più semplici e concrete. Ad esempio, cercando di stare nel mondo prendendone nel frattempo la giusta distanza. Governando in modo diverso faccende quotidiane e basilari come il dormire e il mangiare, il desiderare e il bisogno di riconoscimenti, il silenzio con se stessi e l'incontro con gli altri. Sembrano bazzecole, ma quelli che vi si sono cimentati seriamente dicono che la sfida sia di vertiginosa difficoltà. E, soprattutto, pare duri tutta una vita.

Giorgio Boatti, giornalista professionista e scrittore, è autore di numerosi volumi dedicati alla storia contemporanea e di narrazioni, ad esempio il romanzo Cielo nostro, Baldini & Castoldi editore, 1997, che si collocano in una originale terra di nessuno posta tra l'ucronia e la fictory.
Dopo la militanza politica svolta prima nella FGCI (dalla quale viene radiato perché nell'agosto del 1968 sottoscrive un documento di condanna dell'invasione della Cecoslovacchia da parte dell'Armata Rossa) poi in Lotta Continua, si impegna nell'organizzazione antimilistarista PID (Proletari in divisa), presente nei primi anni Settanta soprattutto nelle regioni poste al confine orientale dell'Italia.
In seguito, dopo essersi laureato con una tesi sull'inserimento dei volontari partigiani nell'Esercito, lavora in diverse università con Giorgio Rochat, il decano della storiografia militare italiana, e pubblica saggi su riviste specializzate su temi legati all'intelligence, allo spionaggio e alle organizzazioni della sicurezza. Nel 1979 entra nella redazione del quotidiano Il Lavoro di Genova e vi rimane sino al 1982. Diventato giornalista professionista sceglie, tra i primi, di operare da free-lance, collaborando a numerose testate.
A partire dagli anni Ottanta scrive costantemente sul quotidiano Il Manifesto e collabora come consulente con diverse case editrici. Con Oreste del Buono firma dal 1997 la rubrica Luoghi comuni che compare per quasi dieci anni, tutti i sabati, sul supplemento Tuttolibri del quotidiano torinese La Stampa.

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