Meša Selimović (Tuzla 1910 – Belgrado 1982). Scrittore serbo di origine bosgnacca, nato a Tuzla in Bosnia - Erzegovina. Visse a Sarajevo e nel 1971 si trasferì a Belgrado. Scrisse dapprima racconti e romanzi ispirati alla sua esperienza di partigiano nella resistenza jugoslava, ma ottenne riconoscimenti internazionali con i romanzi "Il derviscio e la morte" (1966) e "La fortezza" (1970). In tutte le sue opere, sotto l’apparenza degli affreschi della Bosnia ottomana emergono i temi cruciali dell’uomo dell’età moderna, la sua ferma condanna della guerra e la sua visione fatalista e pessimista della vita, condizionata dall’arroganza del potere, inesorabile ostacolo alla felicità umana.

L’isola
Editore: Bordeaux 2016
Autore:Meša Selimović
Traduzione di: Manuela Orazi, Dunja Badnjevic
Genere: Romanzo

L’isola non ha coordinate precise né un nome con cui chiamarla, forse si trova da qualche parte dell'Adriatico, abbastanza lontana dal continente: poche anime, per lo più pescatori, una chiesa, un'osteria. Qui, in una modesta casa vicino al cimitero, si sono trasferiti da qualche tempo i coniugi Ivan e Katarina Marić, trentacinque anni di matrimonio, una vita spesso difficile e il desidero di lasciarsi alle spalle troppi brutti ricordi. Ivan, dopo un passato da maestro elementare, quattro anni vissuti in un campo di concentramento in Germania, la liberazione, un destino che gli è caduto addosso come un’ingiustizia, in quella remota isola va a pesca, si intrattiene con i vecchi del posto, vive di rimpianti per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato, ma nonostante tutto crede ancora nella possibilità di un riscatto. Katarina, andata in moglie a Ivan più per consuetudine che per passione, si ritrova a fare i conti con un’esistenza mediocre, costellata da rinunce ai sogni di ragazza, sacrificati in nome del ruolo di moglie attenta, madre premurosa di due figli irriconoscenti e adesso, forestiera in una terra che le regala fiori da curare, galline da allevare e un dio giusto che finalmente riesce a dare un senso ad un percorso di anonimo dolore. Attorno ai due protagonisti si muove un microcosmo di personaggi del presente e del passato, laddove alla realtà vissuta fa da controcanto una realtà spesso solo immaginata, in attesa di un domani migliore...

Terzo romanzo in ordine di tempo e ultimo della trilogia di cui fanno parte Il derviscio e la morte (1966) e La fortezza (1970), L’isola nasce dalla penna di Meša Selimović, uno dei più autorevoli rappresentanti del Novecento europeo, bosniaco di nascita ma serbo per scelta. Scrittore ribelle, nonché profondo conoscitore della letteratura francese e russa, amante della filosofia dell’esistenzialismo, Selimović giunge a noi, dopo quarant’anni, con una prosa che non potrebbe essere più attuale. Il romanzo, articolato in diciannove brevi capitoli, ripercorre con passo lento ma leggero l’esistenza di due coniugi vicini alla vecchiaia. Ne traccia un ritratto amaro, a tratti disilluso di fronte ad un destino crudele e beffardo. Ivan e Katarina si interrogano sulle grandi questioni della vita: cos’è la felicità, esiste davvero la possibilità di un mondo più giusto e libero, il dolore patito può essere capace di spegnere in noi ogni desiderio, e la miseria, l’indigenza possono togliere all’essere umano la nobiltà d’animo, la dignità e ridurlo ad una pietra rozza? Ma Selimović non si lascia sopraffare dal pessimismo, anzi si abbandona alla speranza di pensare che non vi sia “nulla di definitivo finché abbiamo la forza di ricercare” e di aspettare che qualcuno arrivi a salvarci. È solo così che l’ineluttabilità del nostro cammino può trovare un senso, un ordine, una ragione e, alla fine, anche una finale e liberatoria accettazione.
[Tratto da: http://www.mangialibri.com/traduzione-di/dunja-badnjevic]


Il cerchio
Editore: Bottega Errante
Postfazione: Božidar Stanišić
Traduttrice: Elisa Copetti
Collana: Estensioni / 09
Anno: 2019
Formato: 13×20
Pagine: 336

Rimase toccato e stupito dal fatto che quella donna semplice chiamasse quelle persone mancate da tanto tempo nostri, come fossero suoi, come fossero vivi, come se non accettasse la morte. Per lei erano nostri per via dello zio e di Vladimir e indipendentemente da essi, nulla avrebbe potuto cancellarli dal ricordo neppure da morti. Tutto ciò che le era vicino in qualche modo le apparteneva. Rappresentava anche l’amore per i vivi. Era il suo stretto, limitato, esclusivo mondo caldo, che lei tratteneva intorno a se come una povera ricchezza, difendendosi inconsciamente dal mondo freddo verso il quale era diffidente e dal quale non si aspettava alcun bene”.

Vladimir è orfano dal 1944, quando il fratello Mladen e il padre vengono assassinati dalla polizia militare, mentre la madre viene deportata. A vent’anni da quel fatto, il protagonista è un membro del partito, attivo e fedele all’ideologia socialista jugoslava: un banale evento mette però in crisi le sue più profonde convinzioni e innesca una personale riflessione sul Potere. Scritto tra il 1973 e il 1976, pubblicato postumo nel 1983, appare ora un libro profetico rispetto ai grandi sconvolgimenti che hanno chiuso il Novecento.

Selimović ha una mite malinconia quando racconta, una rassegnata indignazione che somiglia allo stoicismo, i personaggi di questo bel romanzo restano in sospensione, come se a tenerli in piedi fosse la tristezza della disillusione e non la speranza nel futuro. Il dommatismo del comunismo di Tito si sta sfaldando e le macerie su cui i personaggi camminano fanno un rumore lento, per questo Selimović scrive con compassata distanza, necessaria a sostenere un discorso che altrimenti rischierebbe di diventare l’amaro comizio di un vecchio illuso in una piazza vuota. “Il mondo si è proprio guastato”, mormora un personaggio, riassumendo la parabola tragica di un secolo, il Novecento, che non ha saputo sopportare le sue stesse attese, i suoi stessi proclami, le sue stesse utopie, crollando su comparse, protagonisti e complici rimasti vittime di un tempo che alla fine è risultato fragile come una lastra di ghiaccio.
Una recensione: https://www.zestletteraturasostenibile.com/il-cerchio-mesa-selimovic-rubrica-glaza/

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